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Dove comprare il vino a Firenze

È l’ora di pranzo, il bandone tirato giù, entriamo dal retro. I soci della Cantina Bonatti sono quattro: Luca e Selvaggio insieme a Roberto e Stefano, nipoti di Pasquale Bonatti che ha fondato la cantina nel 1934.

Le degustazioni le fanno in Maggio ed in Autunno, quando il clima è più mite, e sempre tutti insieme. Infatti ci sono tutti. Oggi c’è anche Mario Righi, il padre di Stefano e Roberto che negli anni 60 è subentrato al fondatore ed ha passato questa passione ai figli. Tutto è pronto: ci sono le bottiglie, i bicchieri e una bella atmosfera allegra.

Hanno scelto tre vini appena imbottigliati:

  1. un rosso di Montalcino del 2011; un’anteprima non ancora in commercio, un vino classico che segue un disciplinare di produzione ben preciso.
  2. un brunello di Montalcino del 2014; anche questa un’anteprima, stesse uve del rosso ma con invecchiamenti diversi, stesso disciplinare.
  3. un rosso di Toscana del 2013, zona Casentino, che esce fuori dalle regole, ha un invecchiamento in botte piccola ed è prodotto come il Cabernet e il sangiovese.

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Si comincia la degustazione…

E qui si mettono in gioco tutti i sensi perché come ci dice Mario Righi: “Ci son tanti fattori per valutare un vino. Il colore deve essere perfetto, l’olfatto serve per sentire se ci sono odori strani, e poi il gusto, se tutti e tre sono armonici il vino è buono”. E poi mi svela un segreto: “Il vino del Sud sa di sole, il chianti sa di viola, e quello del Piemonte sa di sottobosco”.

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Assaggiamo il rosso di Montalcino. La prima cosa da fare è l’esame visivo e in effetti il colore di questo vino è un bel rosso, c’è chi dice: “è un vino molto fresco ma ancora molto giovane, i profumi sono eleganti, non ha un tannino aggressivo nonostante sia giovane, è fresco. E’ un vino elegante, fragrante ha dei bellissimi profumi. Ha molte potenzialità”.

La cosa interessante per me è che questa degustazione viene fatta in prospettiva e qui si vede la sapienza di degustare un vino sapendo già come si evolverà in un tempo che va dai 12 mesi ai 5 anni. Questi vini infatti arriveranno sulle nostre tavole non prima di aver trascorso un anno in bottiglia.

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Io sto entrando piano piano in un mondo a me sconosciuto, non bevo vino qualsiasi e se un vino è buono oppure no lo sento, ma mai mi sono soffermata sulle tante sfumature che si possono trovare se si ascoltano il gusto, i colori, i profumi e le storie di un vino.

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Si cambia stile, zona, si cambia un po’ tutto. E’ il turno del Rosso di Toscana. Il produttore non dovendo rispettare un disciplinare non dovendo fare una DOC può fare un vino come vuole. Il colore è molto più scuro, sul marroncino, e nel naso si sente il Cabernet. E’ un vino fatto bene. Per essere un vino Toscano non rispecchia tanto il territorio, è un vino più internazionale. Si sente il legno, si sentono le note spezziate, il peperone del cabernet, mentre il sangiovese si sente meno perciò è molto gentile come vino. Dà una sensazione di caldo al palato. “Questo è un vino sano, si sente dal naso. Il naso ha la sensazione più forte del palato.”

“L’ora migliore per degustare il vino”, ci dice Mario Righi, “sono le 10 di mattina, il nostro fisico è più pronto a percepire che la sera”. continua “E’ un bel vino, ha una bella struttura ma non mi chiede un secondo bicchiere, si sente tanto il Cabernet ed ha bisogno di invecchiare di più.” Questo vino non è pronto, è un bel vino ma purtroppo non è pronto… avrà bisogno ancora di 12 mesi di invecchiamento e allora forse riuscirà a stupire.

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Stefano ci dice: “E’ uno di quei casi in cui teniamo in sospeso la decisione, sarà da rivalutare più avanti. Per noi è difficile selezionare perché noi lavoriamo con tutti produttori appassionati che ci mettono impegno nel loro lavoro ed è difficile dare un’opinione a volte negativa. Di solito ci diamo la regola di non sbilanciarci troppo nelle opinioni, di non dire proprio tutto quello che si pensa fino in fondo per non influenzare gli altri e a volte ci troviamo proprio ad avere pareri discordanti e in questi casi… vince la maggioranza”.

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E’ il turno dell’ultimo vino, il Brunello di Montalcino con il suo chicco nero e piccolo. “Questo è un vino che venderemo il prossimo inverno 2016/2017 ed è un vino che va proprio letto in prospettiva”. Al naso è proprio il classico Brunello, mantiene la sua eleganza, il retrogusto è lungo ma gentile. “E’ un bel vino, sano, senza tannino duro e può andare avanti anche 5 anni conservato nell’ambiente giusto.”

“Visitiamo una buona parte delle aziende e subito abbiamo una percezione di come potrà essere il vino: vedi la vigna, la cantina, tutto influisce” ci dice Selvaggio.
“Ognuno di noi ha il suo quaderno in cui scrive le caratteristiche prioritarie di ogni vino che degusta, per non dimenticare nessun dettaglio.”

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L’accurato e affascinante processo a cui abbiamo assistito, le discussioni e l’attenta analisi di tutte le sfumature di un vino e dei tanti fattori che ne condizionano la resa, è un processo che da Bonatti si fa’ per tutti i vini che hanno in negozio, e dico tutti.
Mi piace andare da Bonatti perché so che avrò sempre il consiglio giusto, gentile e disponibile, mai dettato dal prezzo, mai fatto in fretta ma con tutto il tempo necessario per passare una conoscenza, per parlare di profumi, di sapori e abbinamenti. Questa passione è contagiosa e una volta a casa saremo capaci di riviverla nel momento in cui apriremo le bottiglie per degustare il vino, chiuderemo gli occhi e ricorderemo: la storia di un vino, di un luogo e di persone che lavorano con le medesime intenzioni, perché le passioni si incontrano, si riconoscono e si divulgano in maniera sincera.

Per noi di Pandiramerino è stato un privilegio fare un piccolo tuffo nell’immenso mondo dei sommelier e della degustazione del vino, perciò ringrazio ancora il signor Righi, Stefano, Roberto, Selvaggio e Luca per averci ospitato e aver condiviso con noi, e scusate se mi ripeto, la loro grande passione.

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